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Storia dell’abito da sposa: cosa indossavano le spose nel Seicento e nel Settecento (II parte)

Aggiornato il 10 Gennaio 2023

Cosa indossavano le spose nel Settecento? Rispondiamo a questa domanda con la seconda parte del nostro articolo dedicato alla storia dell’abito da sposa nei secoli del Barocco e del Rococò.

La moda del periodo Rococò

Il XVIII secolo è chiamato anche “Rococò”. Si tratta di un periodo storico che inizia con la morte del re Sole, Luigi XIV nel 1715, fino alla rivoluzione francese del 1789. Il Rococò viene considerato come un tardo barocco, il suo stile echeggia gli ultimi fasti dell’Antico Regime e della sua corte che nel secolo successivo, perderà gran parte dell’autorevolezza in favore di una nuova classe emergente: la borghesia.

Le caratteristiche del Rococò consistevano nell’uso di curve e motivi decorativi elaborati e fitti ma molto delicati. I soggetti erano di solito floreali o conchiglie. Le forme erano asimmetriche e i colori chiari e pastello. Non mancava l’uso massiccio dell’oro ma l’insieme risultava leggero, come  scrive il professore di belle arti William Fleming: “Dove il barocco era ponderoso, massiccio e travolgente“,  “il rococò è delicato, leggero e affascinante“.

Questa leggiadria, i colori tenui, le linee curve, le decorazioni elaborate e abbondanti, le ritroviamo anche nell’abbigliamento dell’epoca. Grande protagonista della moda parigina di quegli anni fu la sarta e modista Rose Bertin, la quale vestì sovrane e principesse di tutta Europa facendosi promotrice di vere e proprie tendenze.

Le caratteristiche dell’abito settecentesco (e di conseguenza anche di quello nuziale) erano legate ad un ideale di giovinezza leggiadra e seducente. I pesanti tessuti broccati vennero soppiantati da stoffe più leggere, come il raso e la seta leggera, chiamata omersino. Per sostenere le vaporosissime gonne, la dama francese doveva indossare una struttura metallica chiamata panier che, a differenza del guardinfante, si sviluppava sui fianchi. Il busto, tenuto strettissimo con le stecche di balena per evidenziare il seno, diventò un must, le scollature si fecero ancora più profonde e quadrate, talvolta rotonde. Le maniche strette si allargavano a pagoda fino al gomito, da cui uscivano cascate di pizzo dette “engageantes”. Un’altra caratteristica imprescindibile della mise della nobildonna del Settecento erano le acconciatura: teatrali, eccentriche, vere opere d’arte portate sulla testa.

Le fogge vestimentarie settecentesche erano ancora molto limitate, ciò che diventò oggetto di moda furono i dettagli: tessuti, ricami, applicazioni, trine, cappelli, acconciature.

 

Cosa indossavano le spose nel Settecento?

I vestiti da sposa del Settecento erano perfettamente in linea con la moda dell’epoca. Se per le principesse di tutta Europa i colori privilegiati erano sempre l’oro e l’argento, le altre spose indossavano molto spesso abiti con motivi floreali su base chiara. Per quel che riguarda i tagli dell’abito, i modelli più gettonati nel periodo rococò furono sostanzialmente due: i cosiddetti abiti à la française e à l’anglaise.

Robe à la française

Chiamato anche Adrienne, l’abito o robe à la française fu lanciato nei primi anni di regno di Luigi XV. Era composto da una sopraveste, una sottana e una pettorina. La sopraveste, aperta sul davanti e allacciata in vita, aveva dietro due gruppi di pieghe, montate all’altezza delle spalle e del collo, che ricadevano per tutta la lunghezza dell’abito. L’apertura sul davanti mostrava la sottana, spesso realizzata nello stesso tessuto, e la pettorina (o pièce d’estomac), un accessorio di forma triangolare che copriva il busto ed era solitamente ricco di decorazioni come fiocchi o ricami.

Ma facciamo come sempre qualche esempio concreto. Quello che vedete in basso è l’abito da sposa di Mary Chaloner di  Guisborough, una giovane inglese che andò in moglie del Colonello John Hale nel 1763. È un classico esempio di robe à la francaise: nella foto si possono distinguere le pieghe sulla schiena e il panier che donavano alla figura femminile un’asimmetria aggraziata e piacente. L’abito è in seta cinese, dipinto a mano, con decorazioni floreali nei toni del blu, giallo, lavanda verde e marrone.

esempio di robe à la francaise-abito da sposa del 1763 conservato al McCord Museum di Montreal.
L’abito da sposa di Mary Chaloner è conservato al McCord Museum di Montreal.

 

Robe à l’anglaise

dettaglio dell'abito da sposa del XVIII secolo
Dettaglio delle applicazioni stropicciate anche loro ricamate in filo d’argento.

L’altro modello protagonista della moda francese del XVIII secolo, era la Robe à l’anglaise. Questo abito, ispirato alla mise delle nobildonne delle campagne inglesi, prevedeva un corpetto attillato e una gonna, montata a piccole pieghe in modo da essere più abbondante sui fianchi e sul retro, aperta sul davanti per fare intravedere la sottana. Lo scopo era dare ampiezza al vestito senza ricorrere allo scomodo panier che venne sostituito con imbottiture e rigonfiamenti. Questo in basso è un abito da sposa à l’anglaise del 1747. Si tratta di un capo in seta color avorio broccato con tre tipi di filo d’argento, a motivi floreali  disposti in maniera asimmetrica. Il gioco di luci e ombre conferito dalle pieghe del tessuto ma anche dalle applicazioni “stropicciate” a frisé, viene esaltato dalla lucentezza dell’argento. Purtroppo non sappiamo a chi appartenesse questo bellissimo vestito ma dalla sua preziosità si presume dovesse essere l’abito da sposa di una giovane aristocratica molto facoltosa.

esempio di robe à l'anglaise del XVIII secolo esposto al Metropolitan Museum of Art di New York
Abito da sposa del XVIII secolo esposto al Metropolitan Museum of Art di New York.

Abbinato spesso alla robe à l’anglaise era il fichu (o fisciù). Si trattava di un fazzoletto triangolare portato sulle spalle per coprire la scollatura generosa. In tessuto leggero o in pizzo, fu un accessorio adottato anche dai ceti popolari perché molto versatile. Poteva essere inserito sulla scollatura, annodato davanti o legato a croce dietro la schiena. In questo dipinto del 1729, osserviamo il dettaglio del rito nuziale inglese del Settecento. La sposa indossa un abito color argento e oro, i guanti e il velo muliebre per coprire il capo. Sulle spalle delle invitate si intravede anche il fichu in tessuto leggerissimo.

Il matrimonio di-Stephen Beckingham e Maria Cox dipinto del 1729 da William-Hogarth
Il matrimonio di-Stephen Beckingham e Maria Cox, 1729 – William-Hogarth.

 

L’abito da sposa delle principesse europee del XVIII secolo 

la principessa Edvige Elisabetta Carlotta con il suo abito da sposa in un ritratto di Alexandre Roslin.
Edvige Elisabetta Carlotta con il suo abito da sposa in un ritratto di Alexandre Roslin.

Se fino ad ora vi abbiamo parlato di abiti da sposa di moda nel Settecento tra il ceto aristocratico, ce ne sono di altri che esulano completamente dall’ordinario perché rappresentativi di uno status a cui poche spose potevano ambire: quello di principesse reali. Quando una ragazza aristocratica veniva scelta come sposa per il principe ereditario di una Nazione, il suo vestito da sposa diventava un sontuoso strumento di rappresentanza. Parlando di principesse settecentesche il primo nome che ci viene in mente è quello di Maria Antonietta d’Austria, andata in sposa al delfino di Francia, futuro Luigi XVI nel 1770 a soli 14 anni. Purtroppo non sappiamo come fosse l’abito da sposa della delfina ma sappiamo per certo che era della taglia sbagliata! Il curioso dettaglio ce lo ha fornito la duchessa di Northumberland, testimone oculare della cerimonia:

“Il corpetto era troppo piccolo e lasciava completamente visibile una larga fascia della sottoveste merlettata, che aveva un brutto effetto tra due fasce ancora più larghe di diamanti. La sposa era letteralmente carica di gioielli.”

Rincuoratevi quindi care spose: la figura dell’invitata maligna, dalla critica facile, è sempre esistita 😆

Quella però fu l’ultima occasione in cui la mise della giovane Maria Antonietta non fu impeccabile. Solo due anni più tardi, infatti, la delfina conobbe la modista Rose Bertin e da quell’incontro nacque il sodalizio che consacrò il prestigio della moda parigina in tutta Europa. La regina Maria Antonietta diventò una vera innovatrice e lanciò tante nuove tendenze. Insomma era quella che oggi chiameremmo “influencer”: quando si trattava di scegliere un abito, le dame di corte di tutta Europa avevano come unico punto di riferimento: Parigi. Fu così anche per gli abiti da sposa.

Se quello delle nozze di Maria Antonietta non ci è pervenuto, lo sono quelli di altre principesse europee che, come già detto, si ispiravano direttamente ai dettami della moda francese. Quello in basso è il vestito con cui, nel 1774, la principessa Edvige Elisabetta Carlotta di Holstein-Gottorp si sposò con il futuro re di Svezia, Carlo XIII. Era il 1774 ed erano passati solo quattro anni dalle nozze di Maria Antonietta perciò si pensa dovesse essere molto simile al suo.

storia dell'abito da sposa del Settecento: vestito da sposa di Edvige Elisabetta Carlotta conservato al Museo Nazionale di Stoccolma, 1774
Abito da sposa di Edvige Elisabetta Carlotta conservato al Museo Nazionale di Stoccolma. Al vestito sono state rimosse le maniche in pizzo, ma possiamo ammirarle nel ritratto della principessa di Roslin.

Un altro bellissimo esempio di vestito da sposa del Settecento, è quello di un’altra principessa europea, Sophia Magdalena di Danimarca che sposò un altro futuro re svedese, Gustavo III. Era il 1766 ma come potete vedere, il modello è del tutto simile a quello del 1774. Si tratta di abiti sontuosi, ricchi di particolari dalla lavorazione minuziosa in filo d’oro e d’argento. Dei veri capolavori della sartoria.

toria dell'abito da sposa del Settecento: vestito da sposa di Sophia Magdalena di Danimarca custodito nell'Armeria Reale di Stoccolma.
Abito da sposa di Sophia Magdalena di Danimarca custodito nell’Armeria Reale di Stoccolma.

 

Il particolare delle maniche in pizzo dell'abito da sposa della principessa Sophia Magdalena
Il particolare delle maniche in pizzo dell’abito da sposa della principessa Sophia Magdalena.

Entrambi i capi si caratterizzano per la gonna e il sottogonna poggiati su un panier dalle dimensioni esagerate, la scollatura rotonda a barca, il corpetto steccato strettissimo, le maniche formate da più balze in pizzo e un lungo strascico. Le sete broccate sono decorate da pizzi finissimi; Il chiaroscuro creato dall’oro e l’argento dona agli abiti una luminosità cangiante che li fa assomigliare a scrigni preziosi.

Non pensate ad indumenti del genere come veri e propri “vestiti da sposa” però, la loro funzione primaria era quella di rappresentare il rango più alto dell’aristocrazia. Quelli proposti infatti, sono esempi mirabili di grand habit. Questa tipologia di vestito veniva indossato solo a corte o, nel caso di principesse o regine, in occasioni ufficiali. Il grand habit rappresentò l’ultima esclusiva dell’élite dell’Antico Regime. Era un abito di rappresentanza e pertanto non troppo soggetto ai cambiamenti della moda.

 

L’abito da sposa settecentesco dei ceti popolari

Abito da sposa di una contadina pisana tratta dalla raccolta I Contadini della Toscana espressi al naturale secondo le diverse loro vestiture di Carlo Lasinio.
Abito degli sposi tratto da una raccolta di incisioni del 1796.

Concludiamo il nostro discorso sugli abiti da sposa del Settecento, facendo dei cenni su quelli dei ceti popolari, in particolare su quelli dei contadini italiani. Dopo secoli in cui poco era cambiato nelle vesti dei contadini, nel Settecento finalmente si intravidero segnali di apertura verso il mercato europeo, almeno nelle zone prossime a centri fortemente urbanizzati. Nell’area del centro-nord ad esempio, la moda francese fece capolino anche nelle campagne. Ai classici busto e gonnella si sostituì la veste intera scollata e cominciò ad affermarsi l’uso del fisciù, il fazzoletto ampio sulle spalle in tessuto leggero di cui vi abbiamo parlato sopra. Il fisciù riscuoteva grande successo tra tutti i ceti sociali: dalla ricca nobildonna, alla borghese benestante, fino ad arrivare alle contadine.

Finalmente possiamo mostrarvi anche un abito da sposa della contadina italiana del Settecento, in particolare di una pisana. Nella raccolta di stampe del 1796 I Contadini della Toscana espressi al naturale secondo le diverse loro vestiture di Carlo Lasinio. troviamo un’incisione che raffigura una coppia di sposi. L’abito della giovane sposa dei dintorni di Pisa viene rappresentato con una veste di tessuto rosso scarlatto, con sopra un grembiule di seta bianca (molto in voga ai tempi) rifinito da una balza e stretto in vita da una cintura alta di colore scuro. Sulle spalle poggia il fisciù sul quale spicca un cordoncino con una crocetta, mentre il collo è stretto da una collana di perle grigie. Dall’acconciatura a chignon trattenuta da un fiocco azzurro scendono due orecchini pendenti dorati. Infine, da sotto la veste colorata si intravedono le calze bianche e le scarpe di pelle scura con fibbia.

 

La terza tappa della nostra lunga digressione alla scoperta della storia dell’abito da sposa termina qui. Adesso che sappiamo come vestivano le spose nel Seicento e nel Settecento, ci aspetta un nuovo viaggio nel tempo. Spose dell’Ottocento, tocca a voi!

 

 

Fonti:

Lo stile Rococò. Caratteristiche architettura, pittura  e scultura.

Glossario dei termini in uso nella moda barocca e rococò

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“Vestire la vita, vestire la morte: abiti per matrimoni e funerali, XIV-XVII secolo” V. Pinchera in “Storia d’Italia. Annali. 19, La moda”  di C.M. Belfanti e F. Giusberti.

“Storia della moda XVIII – XX secolo”, E. Morini, Skira.

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