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Storia dell’abito da sposa: cosa indossavano le spose nel Medioevo e nel Rinascimento

Aggiornato il 6 Dicembre 2021

Riprende il viaggio di Coi Fiocchi attraverso la storia del costume, alla scoperta delle origini dell’abito da sposa. In questo articolo scopriremo come si vestivano le spose nel Medioevo e nel Rinascimento.

Come abbiamo già detto nello scorso articolo, in passato non esisteva l’abito da sposa come lo conosciamo oggi. Il giorno del matrimonio veniva indossato l’abito che meglio rispecchiasse la ricchezza e il prestigio della famiglia di appartenenza. Un concetto che valeva anche per l’abito nuziale delle classi meno agiate, anche se con le dovute proporzioni. In questa seconda parte ci dedicheremo alle spose del Medioevo e del Rinascimento, un periodo storico lunghissimo che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel V secolo, ai bagliori del XVII secolo.

L’abito da sposa tra Medioevo e Rinascimento (Dalla caduta dell’Impero al Concilio di Trento)

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Banchetto nuziale del XII secolo

Il Medioevo è stato un periodo durato oltre un millennio, dalla caduta dell’impero romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C. alla scoperta dell’America nel 1492. Sono stati mille anni di profondi cambiamenti, contraddistinti da avvenimenti storici fondamentali come la nascita e l’ascesa delle più importanti monarchie europee e, soprattutto, della Chiesa, che acquisisce un’influenza spirituale e politica sempre maggiore tale da plasmare ogni aspetto della società, matrimonio compreso. La storia del costume riflette questa lunga era di trasformazioni culminata poi, tra XV e XVI secolo, nel Rinascimento, quando, col fiorire di una nuova concezione dell’uomo lontana dalle mortificazioni religiose alto-medievali, assistiamo alla rinascita  delle arti e dei mestieri. Dopo secoli di buio segnati da carestie e guerre, le scoperte in tutti i campi del sapere e delle arti, portarono ricchezza e benessere in tutta Europa, specialmente in Italia.

Il matrimonio tra X e XVI secolo

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Dettaglio: “Enea Piccolomini presenta Eleonora del Portogallo a Federico III” Pinturicchio, 1502-1508; Libreria Piccolomini Siena.

Come già accennato, nel Medioevo la Chiesa estese la sua influenza su ogni campo della società. Dal X-XI secolo, essa consolidò il suo potere sull’istituzione matrimoniale, riconoscendone l’importanza come vincolo sociale. Il matrimonio perciò diventò una cerimonia religiosa, ma il rituale nuziale in chiesa sarebbe diventato obbligatorio solo dopo il 1563 col Concilio di Trento, quando fu stabilito che, affinché il matrimonio fosse valido, esso doveva essere accompagnato dalla celebrazione in chiesa, alla presenza di un parroco e di due o tre testimoni.

A quei tempi il matrimonio era un contratto tra famiglie in un mutuo scambio di privilegi e ricchezze che poco aveva a che fare con l’amore: dopo diverse contrattazioni, le famiglie degli sposi si incontravano per firmare in privato l’accordo matrimoniale, al quale seguiva poi il contratto dotale. Questo contratto stabiliva l’ammontare della dote della sposa alla presenza di un notaio. Solo allora avveniva l’incontro formale tra i due sposi, il fidanzamento, nel quale l’uomo donava alla sposa (sempre giovanissima) un anello o dei gioielli. In seguito venivano celebrate le nozze vere e proprie.

 In Italia, l’autorità celebrante e lo scenario variavano da regione a regione. Spesso la cerimonia veniva celebrata in casa della sposa davanti ad un notaio, che chiedeva agli sposi di manifestare il proprio consenso alle nozze, suggellando il momento con l’anello. Tuttavia l’evento più importante dei matrimoni medievali prima del Concilio di Trento, non era ancora lo scambio dell’anello, bensì la traditio ovvero il corteo nuziale, attraverso il quale la sposa veniva condotta a casa dello sposo.

Il corteo nuziale era importante in quanto pubblica ostentazione delle ricchezze della famiglia della sposa e, soprattutto, dell’alleanza sancita con le nozze. La sposa, nelle sue pregiatissime vesti nuziali, veniva condotta tra le vie della città a cavallo, scortata da un corteo di cavalieri e musicanti e dalle cassapanche che contenevano il corredo e i doni del marito.

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Il corteo nuziale della sposa riprodotto sul Cassone Adimari di Giovanni di Ser Giovanni, detto lo Scheggia, 1450; Galleria dell’Accademia Firenze.

Dopo il 1563, un corteo accompagnava la sposa fino al sagrato della chiesa, dove ad attenderla c’erano lo sposo con il parroco (o il vescovo) ed è qui, sul sagrato, che veniva celebrato il rito nuziale con lo scambio degli anelli. Dopodiché si entrava in chiesa per la messa vera e propria. Lo sapevate?

Cosa indossavano le spose nel Medioevo e nel Rinascimento?

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Miniatura raffigurante il matrimonio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, 1441; archivio diocesano Cremona.

La storia del costume non è altro che un riflesso dei cambiamenti della società, questo concetto è valido oggi quanto nelle epoche passate. Se fino al XII secolo le vesti erano state austere, ampie e con le maniche larghe, perfettamente conformi alla severità dei primi secoli del Medioevo, con l’avvento della grande rinascita dei secoli successivi, anche l’abbigliamento cambia profondamente, in concomitanza con la definizione della nuova figura professionale del sarto. Tra il XIII e il XIV secolo, infatti, l’abbigliamento, in particolar modo quello femminile, mutò profondamente. Grazie alla diffusione dei bottoni e dei maspilli, le maniche si fecero più aderenti e le vesti, più attillate, iniziarono ad essere sviluppate in orizzontale. Le fogge vestimentarie iniziarono ad essere soggette alle regole della modernità e del cambiamento tipiche della moda.

Nel Rinascimento il crescente sviluppo economico, assieme a quello delle botteghe artigiane, portarono a una vera e propria gara di ostentazione tra i ceti abbienti, soprattutto nelle cerimonie nuziali, poiché utilizzarono la moda come espediente per ostentare le proprie ricchezze e marcare il proprio status sociale. Di conseguenza la condanna morale della Chiesa, ma specialmente la volontà di mantenere l’ordine di classe, portarono alla promulgazione delle cosiddette leggi suntuarie: delle vere e proprie tasse sul lusso.

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“Il matrimonio”, particolare tratto dal trittico: “I Sette Sacramenti”di Rogier van der Weyden, 1445; Museo delle Belle Arti Anversa.

La caratteristica comune degli abiti nuziali delle donne ricche dell’epoca era senz’altro la qualità e il disegno dei tessuti. I vestiti scelti per le nozze, talvolta pesantemente tassati, erano costituiti da tessuti pregiatissimi: seta cinese, taffetà, bottoni incastonati di gemme, velluti, broccati e damaschi, decorati da preziosi ricami, gioielli e cinture. Molto apprezzate erano le pellicce, una su tutte quella di ermellino.  Il colore più utilizzato era il rosso. Il rosso era il simbolo della potenza creatrice e quindi della fertilità, ma soprattutto, i tessuti di colore rosso erano in assoluto i più apprezzati e costosi. All’epoca non era di certo una novità il colore rosso: rosso era stato il colore del flemmum romano, quello dei mantelli delle regine longobarde così come quelle bizantine. Rimase perciò il colore prediletto per tutto il Medioevo, Rinascimento compreso. Le fogge e gli stili erano molto diversi in tutta Europa, in Italia variavano persino da città in città, per cui faremo un discorso generale. In Italia, tra Trecento e Quattrocento l’abito nuziale tipico era composto da una veste (la cotta) con una sopravveste che, a seconda delle fattezze e della preziosità, assumeva nomi differenti: dalla più comune guarnacca alla giornea, per terminare con la  più ricca: la  pellanda. Nel Cinquecento si iniziò a separare l’abito in due pezzi all’altezza della vita, per cui il vestito scelto per le nozze prevedeva un corpetto sopra il busto a stecche, da cui partiva una gonna larga a strascico e una camicia ricamata. Lo strascico degli abiti, assieme alle maniche, era un indicatore sociale: più lo strascico della sposa era lungo e lavorato, più simboleggiava la ricchezza e il prestigio della famiglia, perciò fu spesso colpito dalle leggi suntuarie.

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“Nozze di Caterina de’ Medici con Enrico di Valois”, Jacopo di Chimenti, 1600; Galleria degli Uffizi Firenze.

In questo bel dipinto di Jacopo di Chimenti che ritrae il matrimonio tra Caterina de’ Medici e il futuro re Enrico II di Francia, potete ammirare sia l’opulenza delle maniche, rigonfie e arricciate sull’avambraccio e strette sotto, sia la ricercatezza dei tessuti broccati in oro (una tipicità delle botteghe fiorentine). La scollatura ampia e quadrata tipica dell’epoca, è coperta da una camicia a collo alto. Nel quadro si intravede anche lo strascico della sposa.

I primi vestiti da sposa bianchi

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Maria Stuarda nel suo abito da sposa, 1565.

La prima sposa nella storia ad indossare l’abito bianco fu la principessa Filippa d’Inghilterra nel 1406, nel suo matrimonio con Erik di Danimarca: si trattava di una tunica con un mantello di seta bianca bordati di pelliccia. Ma quello che fece più scalpore fu senz’altro l’abito nuziale di Maria Stuarda, la giovanissima (e sfortunata) regina di Scozia. Nel 1558 per le sue nozze con Francesco II di Francia, Maria decise di rompere con la tradizione e indossare un abito completamente bianco. Non si conoscono le ragioni di questa preferenza, probabilmente fu una scelta dovuta alla giovane età della sposa (aveva 16 anni), in ogni caso non mancarono le polemiche: in Francia il bianco era considerato colore delle regine in lutto. Molti considerano questo evento un presagio, visto che il re di Francia sarebbe morto due anni dopo le nozze. Nel ritratto di Maria Stuarda nelle sue vesti nuziali, potete osservare le caratteristiche, talvolta grottesche, della moda cinquecentesca inglese: linee squadrate e rigide, maniche  a prosciutto e vistose gorgiere, assai lontane delle linee morbide ed aggraziate tipiche della moda rinascimentale italiana.

Il vestito da sposa delle ceti popolari tra Medioevo e Rinascimento 

E i ceti popolari? Con la caduta dell’impero romano, l’abbigliamento nuziale smise di avere delle caratteristiche specifiche e, tra i meno abbienti così come tra i più ricchi, si diffusero le tinte accese (anche se di certo non il rosso). La caratteristica principale dell’abito nuziale popolare stava nel tessuto e nel colore ma non nella foggia: non avreste potuto distinguere l’abito della sposa dalla sua veste da lavoro se non da questi dettagli.

 A differenza dei ceti abbienti, i popolani rimasero per secoli esclusi dal grande gioco della moda, troppo costoso per le loro povere tasche. Le loro fogge vestimentarie quindi, rimasero sostanzialmente identiche per secoli. Tra il Trecento e il Quattrocento le spose più povere indossavano le migliori vesti che la famiglia poteva permettersi, con tessuti di qualità scadente ma arricchiti da tinture dai colori vivaci. Il pezzo più pregiato del completo nuziale era lo sciugatoio toscano, ovvero il fazzoletto per ornare il capo, che le più fortunate avevano in pizzo o seta (sebbene di qualità mediocre). Le donne del contado fiorentino con qualche soldino in più, potevano permettersi cinture di seta ricamate d’argento, così come quelle romane che al sciugatoio sostituivano il maccagnano: un fazzoletto per la testa talvolta ornato di perle. Solo con l’Istituzione dell’Immacolata Concezione il popolo tornò ad adottare un  abbigliamento nuziale specifico, quello bianco.

Fonti

Il matrimonio nel Medioevo;

La moda dal 1300 al Rinascimento;

L’Abbigliamento Femminile nell’Italia del XIV Secolo di Paola Fabbri;

“Vestire la vita, vestire la morte: abiti per matrimoni e funerali, XIV-XVII secolo” V. Pinchera in “Storia d’Italia. Annali. 19, La moda”  di C.M. Belfanti e F. Giusberti.

Questa seconda tappa del nostro viaggio alla scoperta della storia dell’abito da sposa termina qui. Nella terza parte vedremo cosa indossavano le spose nel Seicento e nel Settecento.

Alla prossima!

2 commenti su “Storia dell’abito da sposa: cosa indossavano le spose nel Medioevo e nel Rinascimento”

    1. Marisa Minervini

      Grazie mille, se le interessa l’argomento può continuare a seguirci. Ho da poco pubblicato l’approfondimento su Seicento e Settecento. 🙂

I commenti sono chiusi.

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