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Storia dell’abito da sposa: cosa indossavano le spose nel Seicento e nel Settecento (I parte)

Aggiornato il 10 Gennaio 2023

Riprendiamo il viaggio di Coi Fiocchi nella lunga storia dell’abito da sposa. Questa volta scopriremo cosa indossavano le spose nel Seicento e nel Settecento.

Il sistema del lusso dell’Ancien Régime tra Seicento e Settecento

Ferdinando di Baviera e la moglie Enrichetta di SavoiaSiamo arrivati nell’era più pirotecnica della storia dell’arte e dell’umanità intera: tra Seicento e Settecento si sviluppano quelle correnti artistiche e culturali volte all’eccesso, all’esuberanza, al lusso. Stiamo parlando di Barocco e, in seguito, di Rococò. L’età barocca fu contraddistinta dalla definitiva affermazione dell’idea della nobiltà e dello stile di vita aristocratico. Sono i secoli dell’egemonia delle grandi monarchie assolute ed il lusso, compresi i vestiti, era diventato non solo un simbolo del potere ma un ingranaggio vitale per l’economia dei vari Paesi europei.

Sebbene nel Seicento continuavano a proliferare le leggi suntuarie, il lusso costituiva ormai un dato di fatto che non si poteva arginare. Per tutti i secoli dell’Ancien Régime la regola rimase: “far vedere ed essere visti”. La “paura” da parte dell’aristocrazia più influente, di vedere imitati i propri costumi da parte dei ceti inferiori, diede un forte impulso all’economia e soprattutto al cambiamento delle fogge vestimentarie. Si comincia a parlare di moda.

 La “vanità del vestire” trionfò con l’avvento della moda francese, che proprio nel Seicento iniziava ad assere riconosciuta come tale con la nascita delle corporazioni delle coutirères del 1675. Il compito principale della moda era mettere in evidenza i segni della ricchezza e del potere. Una funzione di controllo sociale che innescò un’escalation di sfarzo e di sperpero che toccò la sua massima espressione con Luigi XIV e che finì per fagocitare la stessa classe sociale che l’aveva promossa. In Francia infatti, nel corso del XVIII secolo, la cultura dello spreco provocò un fortissimo indebitamento della monarchia e di tutta la corte.  Una crisi economica che sfocerà nella Rivoluzione del 1789.

Cosa indossavano le spose nel Seicento?

Ma entriamo nel vivo del nostro articolo e parliamo di matrimonio. Naturalmente siamo ancora in una fase storica in cui i matrimoni tra i membri dell’aristocrazia erano piuttosto scelte strategiche che unioni sentimentali. In particolare i matrimoni Reali, suggellavano un accordo economico o un’alleanza politica e militare tra due Stati e, proprio per la loro importanza, erano occasione di estremo sfarzo, non solo negli abiti ma anche nella cerimonia. In accordo con la cultura barocca dell’epoca, la parola d’ordine era STUPIRE. L’abito del Seicento e in particolare l’abito da sposa divenne un capo la cui caratteristica fondamentale era la sovrabbondanza di ricami, di broccati, damascati, pizzi e gioielli. La sposa doveva splendere nella sua veste dorata. L’oro infatti era il colore preminente nei matrimoni aristocratici del Seicento. Per quanto riguarda le fogge, esse subirono un mutamento nel corso del secolo e abbiamo scelto di spiegarvelo con un esempio “reale”.

Il 5 Ottobre del 1600 a Firenze si celebrarono le nozze di Maria de’ Medici con il re di Francia Enrico IV di Borbone. La cerimonia ebbe toni solenni  col suo sfarzoso corteo nuziale e la Cattedrale arredata e decorata come se fosse la scenografia di una rappresentazione teatrale, cosa che in un certo senso era visto che si trattava di un matrimonio dettato da ragioni economiche: con questa unione i Medici diventavano i banchieri di Francia e il re vedeva estinguersi tutti gli enormi debiti della Corona nei confronti della famiglia fiorentina. Non era la prima volta che una Medici diventava regina di Francia (la prima era stata Caterina di cui vi abbiamo parlato nello scorso articolo) e per l’occasione furono scomodati i migliori artigiani fiorentini tra sarti, ricamatrici, parrucchieri, orafi, calzolai. Il risultato lo vedete in questo dipinto contemporaneo di Jacopo Chimenti: Maria era vestita di bianco con ricami in oro, la gorgiera e lo strascico.

storia-dellabito-da-sposa-le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia-dipinto di Jacopo Chimenti del 1600
Nel dipinto, Maria è ritratta con il  granduca di Toscana Ferdinando I, che impersonava il re assente.

Come potete osservare, gli abiti degli “sposi” (si trattava di un matrimonio per procura) hanno ancora quelle caratteristiche tipiche della moda della seconda metà del Cinquecento di influenza spagnola: le geometrie rigide, i pesanti tessuti broccati, i velluti neri, le gorgiere.

Ben diverso è l’abito da sposa di Maria dipinto da Rubens nel 1620 in pieno stile seicentesco. Si trattava di una tela celebrativa per cui piena di elementi retorici, eccessivi e sfarzosi in perfetto stile barocco. Il vestito è ancora quello bianco con i ricambi in oro, ma la scollatura è profonda. La gorgiera si è trasformata in un pizzo inamidato che avvolge la testa della sposa senza soffocarla, lasciando il collo scoperto. Sotto la gonna, intravediamo  il tipico guardinfante (evoluzione del verdugado spagnolo era una struttura di metallo che permetteva alla gonna di gonfiarsi).

Matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia dipinto da Rubens nel 1620
Questo dipinto fa parte delle ventuno tele commissionate dalla stessa Maria a Rubens per scopi celebrativi.

Col passare dei decenni, il tramonto dell’egemonia spagnola, ma soprattutto l’influenza crescente della corte di Francia permise un rifiorire della femminilità della donna, che non copriva più il corpo con pesanti tessuti e strutture geoemetriche, ma lo valorizzava. In conseguenza a questa ritrovata sensualità, i busti si fecero più corti, sottolineando in particolare la zona della vita (tramite i corsetti). Come emerge anche dal dipinto di Rubens, per le donne di potere, la gorgiera si “apre” e si trasforma in una struttura di pizzo rigida che incornicia il volto ed esalta la scollatura. È proprio lo scollo che si fa protagonista della nuova foggia vestimentaria.

Possiamo avere un’idea ancora più chiara dell’abito da sposa seicentesco delle principesse reali, osservando un altro dipinto di Rubens del 1630. Si tratta di un ritratto di sua moglie, Helena Fourment, in abito da sposa. No, non si era sposato con una futura regina, semplicemente volle ritrarla come tale. Nella tela si osservano tutti gli elementi caratteristici del vestito nuziale dell’alta aristocrazia dell’epoca: l’abito broccato bianco ed oro, il  velluto nero, il merletto inamidato che incornicia la scollatura quadrata, il busto corto e stretto. Intravediamo però già un elemento di novità che sarà molto in voga nella seconda metà del secolo: le maniche pompose, legate al gomito dette a virago.

 
Helena Fourment in abito da sposa
Ritratto di Helena Fourment in abito da sposa, 1630 – Rubens.

 

Dalle scollature quadrate dei primi anni del secolo, si approda a  quelle a barca che lasciano completamente nude le spalle, la schiena e l’attaccatura del seno verso la metà del XVII secolo. Le spalle nude potevano essere coperte o messe in risalto da merletti di pizzo o con dei colli di tela bianca.

Verso la fine del secolo, gli abiti si fanno sempre più teatrali. Le gonne sono rese vaporose non solo dalle strutture sottostanti ma anche da vari strati di tessuto che donano alla figura un aspetto più naturale. I rigidi colletti di pizzo scompaiono, i busti si coprono di fitte decorazioni e l’attenzione si sposta sulle vistose maniche a virago.

abiti da sposa del seicento:Costume tratto dal film "La maschera di ferro" del 1998, riproduce un tipico abito di corte del 1670.
Costume tratto dal film “La maschera di ferro” del 1998, riproduce un tipico abito di corte del 1670.

Una curiosità: in altri regni europei, come l’Inghilterra e l’Olanda,  il colore prediletto per il matrimonio era l’argento.

Bartholomeus van der Helst - Ritratto di una coppia sposata -1661
Bartholomeus van der Helst – Ritratto di una coppia sposata -1661

l vestito da sposa dei ceti popolari 

Nel mondo rurale non ci sono grossi mutamenti se non che in alcuni elementi di complemento degli abiti come i capi di biancheria. Tra Cinque e Seicento la pulizia corporale assunse maggiore importanza come dimostra la grande diffusione di camicie, colletti, polsini e fazzoletti. La caratteristica dell’abito nuziale popolare rimaneva il tessuto e il colore e non la foggia, del tutto simile a quella quotidiana da lavoro. In Italia, tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII secolo la veste nuziale fu arricchita del grembiule bianco o di seta colorata e alcuni accessori come il copricapo, la tovaglia della Ciociaria o i nastri colorati delle zone montane friulane dove resterà pressoché immutato fino al ventesimo secolo nelle zone rurali più arretrate.

Fonti:

https://liceoberchet.edu.it/hpstudenti/nu_midia/progetti/relazioni/enrico/enrico.pdf

L’arrivo di maria de medici a marsiglia – quadro di Rubens

Le donne di casa Medici Di Marcello Vannucci

“Vestire la vita, vestire la morte: abiti per matrimoni e funerali, XIV-XVII secolo” V. Pinchera in “Storia d’Italia. Annali. 19, La moda”  di C.M. Belfanti e F. Giusberti.

Per il momento ci fermiamo qui. Nella seconda parte dell’articolo dedicato alla storia degli abiti da sposa, scopriremo come si vestivano le spose del Settecento.

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