Aggiornato il 26 Gennaio 2024
Per la Giornata della Memoria 2024 Coi Fiocchi vi racconta la storia di tre matrimoni molto speciali.
Per la Giornata della Memoria anche noi di Coi Fiocchi abbiamo voluto ricordare le vittime della Shoah a modo nostro, ovvero parlandovi di tre matrimoni svoltisi negli anni Quaranta e che coinvolgono tre coppie di innamorati ebrei, anche loro perseguitati dai nazisti ma che ce l’hanno fatta.
Tre storie di matrimoni ebraici per ricordare le vittime della Shoah
1. Scene da un matrimonio: Lea e Elio, 1942
La nostra prima storia si apre con una fotografia. Siamo a Firenze, il 10 Agosto del 1942 al Tempio Maggiore dove si stanno celebrano le nozze di Lea Levi di 20 anni e Elio Pacifici di 29. Ad accompagnare la sposa il padre, il rabbino Rodolfo Levi. Gli sposi sono raggianti ma stanno vivendo un periodo storico molto delicato. Le leggi razziali sono state emanate da quattro anni e la Seconda guerra Mondiale è già cominciata. Elio è tra i fortunati a non avere perso il lavoro in quanto impiegato in un’industria di giocattoli. Il padre di Lea è già noto alle autorità perché nel ’37, è fra i firmatari del messaggio che vuole confutare le accuse antisemite del regime. Da allora è diventato un personaggio da tenere d’occhio, finito negli archivi del regime sotto la voce degli “eversivi sionisti”. La vita della famiglia procede senza grossi scossoni, Lea e Elio hanno persino un bambino l’anno successivo… ma poi arriva l’8 Settembre del ’43. Dopo l’armistizio in Italia scoppia la guerra civile: le rappresaglie tedesche sono devastanti. Elio, Lea e il piccolo Giulio si nascondono dove possono e, per sicurezza, non informano del loro nascondiglio nemmeno il padre di lei, già ricercato. Elio cerca disperatamente di raggiungere il Sud, costretto a separarsi dalla sua amata famiglia. Si rincontreranno durante quei lunghissimi mesi d’occupazione fino all’11 agosto del ’44. Purtroppo il rabbino Rodolfo Levi verrà catturato assieme a moglie e figlie e deportato Auschwitz da dove non farà più ritorno. Questa fotografia con la sua storia, è stata esposta nel 2021 al Meis di Ferrara in una mostra dal titolo “Mazal Tov*! Il matrimonio ebraico”.
*Mazal tov in ebraico significa buona fortuna ed è l’augurio che si dedica tanto alle occasioni minute quanto a quelle importanti.
2. Le nozze di Moshe e Miriam nel campo di Bergen Belsen, 1945
Della storia che vi proponiamo adesso non abbiamo una fotografia ma un certificato conservato con cura allo Yad Vashem (l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme). Si tratta di una ketubah, ovvero un certificato di matrimonio ebraico che sancisce l’unione di due giovani innamorati ebrei sopravvissuti allo sterminio. Il documento è stato redatto a mano nel campo di concentramento di Bergen Belsen nella Bassa Sassonia.
Lei, la polacca Miryam Elizabeth Herbst, sopravvissuta ad Auschwitz e lui Moshe Ladislav Sarvasi, prigioniero in Germania da quattro anni. Dopo la liberazione da parte dei russi, i due ragazzi si trasferiscono nel campo di Bergen Belsen (diventato nel ’45 un campo profughi) dove si conoscono e si innamorano. Moshe e Miryam si sposano il 3 Agosto del 1945. A celebrare il matrimonio è il rabbino Rav Helfgott che era stato prigioniero insieme a Moshe e che è giunto nel campo per dare un conforto emotivo e religioso ai superstiti. È stato lui a redarre a memoria il certificato che è giunto sino a noi.
Sono tante le coppie ebree che decisero di sposarsi in un campo profughi, segno inconfutabile del desiderio di riappropriarsi della propria umanità e di tornare alla vita.
3. Scene di vita quotidiana prima della Shoah: Mimi e Barend, 1939
Per la nostra terza storia voliamo nell’Olanda del 2007. Da una vecchia valigia della famiglia ebrea dei Boers emergono delle pellicole 8 mm risalenti al 18 Aprile 1939: si tratta del film del matrimonio di Mimi Dwinger e Barend Boers avvenuto nella sinagoga di Leeuwarden, a fare il prezioso ritrovamento sono i figli della coppia. che rimangono sbalorditi nel vedere tanti membri della loro famiglia che non hanno mai conosciuto. Questo perché, a parte gli sposi che sono riusciti a scappare in Giamaica con una fuga rocambolesca, tutti gli invitati a quelle nozze hanno trovato la morte nei campi di sterminio durante la guerra. Per questo motivo la coppia non aveva mai mostrato il filmato ai figli che lo hanno ritrovato solo dopo la morte di Mimi. Dopo il ritrovamento i Boers si sono trovati davanti a un bivio: non sanno cosa sia giusto fare con questo materiale.
“Da una parte i miei genitori non avevano mai voluto parlare della guerra o confrontarsi con quello che era accaduto”, ha spiegato André Boers ad Haaretz. Dall’altra parte, il valore storico e documentario dei filmati è immenso e nessuno più di lui, a capo del Centro di ricerca sull’ebraismo olandese dell’Università ebraica, è in grado di rendersene conto.
Alla fine prevalgono le ragioni della Storia e della Memoria. Il film viene mostrato agli esperti del Fries Film Archive olandese e dopo pubblicato su Youtube. Il successo del filmato del matrimonio di Mimi e Barend ha dato vita anche a un piccolo miracolo: viene notato da Haim Giozli, direttore del database del museo Beth Hatfuzot di Tel Aviv. Grazie al suo interessamento si rintraccia a Zichron Ya’akov il figlio di una delle coppie presenti nel film.
Per celebrare questa Giornata della Memoria abbiamo deciso di mostrarvi questo filmato per ricordare i tanti volti senza nome la cui vita è stata strappata brutalmente in quei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale. Preferiamo però farlo attraverso queste immagini ricche di spensieratezza e di gioia, in un giorno di festa in cui viene naturale credere alla Felicità, al Futuro, alla Vita. Ritagliatevi sette minuti di tempo per guardare questo documento straordinario.
fonte italiana e articolo originale
Anche in Italia sono stati ritrovati tanti video di scene di vita famigliare prima della Shoah.